La delusione è ancora tanta anche se sono passate 24 ore dalla sconfitta a Messina della Gelbison. Un ko che brucia per come è arrivato al termine di una prestazione sontuosa dei ragazzi di mister Galderisi che però non sono riusciti a conservare il vantaggio conquistato al “Guariglia” e si sono dovuti arrendere ai siciliani e salutare il calcio professionistico.
Un duro colpo per i tifosi cilentani dopo una stagione vissuta sempre sul filo per una formazione che ha portato in giro per l’Italia il nome di una terra spesso dimenticata a discapito dei grossi centri. Una retrocessione che però non nasce dalla sconfitta nei playout contro il Messina ma che è figlia di un girone di ritorno non fatto bene visto che se all’andata i rossoblu hanno toccato anche la zona playoff, nel ritorno sono riusciti a dissipare il vantaggio sulla zona calda avendo raccolto solo 2 vittorie, 7 pareggi (ovvero 13 punti su 57 disponibili).
Una retrocessione figlia sicuramente di scelte discutibili (è però facile parlare col senno del poi) ma che ora deve indurre a ripartire per mettere insieme un’altra formazione che possa prontamente tornare nel calcio che conta visto che la Gelbison ci è stata benissimo e a testa alta. Patron Puglisi lo ha detto in tempi non sospetti che in caso di retrocessione si sarebbe fatta una squadra per risalire prontamente e non si può non credergli visto che è stato lui il vero artefice della storica promozione dello scorso anno e della salvezza sfiorata.
Chi invece si deve interrogare è il territorio tutto, inteso come istituzioni, che forse hanno capito solo quando era troppo tardi cosa significava per il Cilento lo stare in una categoria calcistica professionista. Poco infatti è stato fatto (i soldi per adeguare il “Guariglia” ad Agropoli sono stati “cacciati” da patron Puglisi) per rendere al passo con il professionismo le strutture sportive del territorio. E’ questa la vera retrocessione non quella della Gelbison che ne siamo sicuri ritornerà presto a splendere.